inizia il sentiero,
sotto un albero di tiglio:
un sogno da realizzare,
una comunità da costruire.
La pratica ci unisce:
un suono di campana,
un inchino,
un respiro
e un abbraccio sorridente ci accoglie.
La pratica fa sbocciare i nostri semi migliori,
l’incontro con sorelle e fratelli ci sostiene
nella gioia e nella sofferenza.
Thay, la comunità di Plum Village, i suoi insegnanti
ci fanno da guida
ci prendono per mano
e ci conducono a essere un fior di loto.
Ogni membro è un petalo fondamentale
con la sua umanità, con i suoi pregi e difetti,
per costruire la comunità.
La pratica ci unisce, ci insegna la via.
La nostra aspirazione è vivere-praticare insieme in pace e armonia.
Essere come un fiume.Thay ci ricorda:
da soli siamo vulnerabili, ma praticando con i fratelli e le sorelle,
possiamo sostenerci l’un l’altro.
Non possiamo raggiungere l’oceano come singole gocce d’acqua,
evaporeremmo prima di raggiungere la destinazione.
Ma se diventiamo un fiume, se camminiamo come Sangha,
siamo sicuri che arriveremo all’oceano.
Prendere rifugio in un Sangha
permetterà al Sangha di trasportarci e soffriremo meno.(Jihed H.)
Anno 2017: oltre 20 anni di attività, 58 membri attivi e 8 aspiranti, di cinque diverse nazionalità, sparsi su tutto il territorio italiano, che si incontrano due volte all’anno in armonia. Questo è oggi l’Ordine dell’Interessere Italiano, ramo del grande albero dell’Ordine Tiep Hien, fondato da Thay il 5 Febbraio 1966 in Vietnam.
Anche se la traduzione occidentale e italiana del nome dell’Ordine è “Inter-essere”, vi sono significati diversi per tradurre i termini vietnamiti “tiep” e “hien”: tiep è entrare in contatto, ricevere, continuare; hien significa essere presenti, rendere appropriato, manifestazione, realizzazione. Questa varietà di significati rende la pratica dei 14 Addestramenti dell’Ordine dell’Interessere qualcosa di dinamico e di attuale: mettendosi in ascolto delle varie forme di sofferenza ed entrandoci in contatto profondamente, si realizza la comprensione che trasforma la sofferenza attraverso quei mezzi della pratica propri della sensibilità di ognuno.
Questo è il senso che abbiamo cercato di realizzare e rendere vivo nell’ultima ventina d’anni. Possiamo far risalire l’inizio della realtà dell’Ordine italiano al 1993, quando un’amica italiana – Alessandra C. – che si trovava a Plum Village per una permanenza di un anno, decise di chiedere la trasmissione dei 14 Addestramenti e di far parte della Comunità Nucleo dell’Ordine. Allora era questa la modalità per entrare nell’Ordine dell’Interessere: essere conosciuti a Plum Village dalla comunità monastica, presentarsi a Sr. Chan Khong ed esprimere la propria motivazione a praticare gli insegnamenti del buddhismo impegnato. Poi, in una cerimonia collettiva, i praticanti di diverse nazionalità ricevevano la trasmissione e si impegnavano a praticare.
Attraverso questa modalità entrarono anche Adriana R., Claudio P., Deanna M., Tiziana F., Sergio Z., Alberto e Cristina A. e forse anche altri che non sono più nel gruppo. Paolo F. racconta di quei tempi: “Ci fu persino un italiano che viveva in Russia, Antonino, che entrò nell’Ordine… poi non l’ho più visto!”
Furono anni pionieristici, in cui i libri di Thay che venivano pubblicati fungevano da ispirazione e aggregavano persone. “Il primo libro che lessi fu: “Respira! Sei vivo”, che conteneva i 14 Addestramenti. Fui fulminata dai “14”, dallo spirito della relazione intima tra la nostra pratica e gli altri, a prescindere dal modo in cui stiamo praticando; dal fatto che non c’erano segni (anche se nel tempo tale prassi non è stata mantenuta perché oggi abbiamo le giacche marroni); dal valore del sangha, in cui ognuno porta la propria esperienza, tutte nello stesso spirito. Per me è stato illuminante… Andai a Plum Village apposta e chiesi a Sr. Chan Khong di ricevere i “14”! Mi risposero che bisognava ricevere prima i “5” e io dissi: ok” – racconta sorridendo Tiziana F.
Ecco un’altra testimonianza degli inizi: “La storia dei Tiep Hien incomincia con dei non-Tiep Hien: allora l’organizzazione dei ritiri in Italia era fatta da semplici praticanti. Con alcuni amici abbiamo anche pubblicato 7-8 numeri di una rivista chiamata L’albero di tiglio ; successivamente ho tradotto gli insegnamenti che Thay aveva dato nel primo ritiro in Italia, mentre per il secondo ritiro abbiamo pubblicato La campana di consapevolezza, rivista che ne conteneva gli insegnamenti e con i soldi delle 3000 copie vendute abbiamo fatto una donazione ai bambini vietnamiti. Abbiamo anche fondato l’Associazione Essere Pace per poter pubblicare libri e per promuovere la pratica di Thay in Italia. Ripensando alla mia storia nella pratica e da Tiep Hien, è stato un periodo molto bello della mia vita, di entusiasmo: un cambiamento radicale” – ricorda Deanna M. che in quegli anni era una delle colonne del sangha italiano che pian piano si stava formando. In ogni grande città si dava vita a gruppi di pratica guidati dalle persone più determinate a seguire gli insegnamenti di Thay e questa modalità di aggregazione negli anni diventò veramente una marea che sale, un effetto valanga, poiché più sangha praticavano, più partecipazione si creava, più anziani di pratica sentivano nascere in sé la voglia di approfondire gli insegnamenti e quindi di diventare membri del nucleo della comunità.
Dal 2002 c’è stato un cambio di passo importante, in quanto si è inaugurata la modalità di ricevere l’ordinazione a Tiep Hien in Italia, sotto la guida e la cura degli insegnanti Helga e Karl Riedl. Dopo aver vissuto accanto a Thay per sei anni a Plum Village, Helga e Karl hanno aperto un centro laico in Germania e contemporaneamente hanno seguito da vicino la crescita del sangha italiano, incoraggiando la pratica in Italia attraverso ritiri annuali e tutoring personalizzato. Così nel 2002, nella splendida cornice dell’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia, ricevettero l’ordinazione sei nuovi membri; nel 2003 altri sei, nel 2004 altri e così per vari anni, fino a raggiungere il numero odierno di 58 membri attivi.
“Per me sono stati determinanti Helga e Karl Riedl che ci hanno lungamente parlato della visione di Thay e dell’Ordine, di che cos’era questa comunità, chiarendoci: “Ognuno modifica la comunità nel momento stesso in cui vi entra” ed “è un processo, non una realtà fissa e immutabile” – sottolinea Diana P. per ricordarci che l’Ordine è una comunità vivente, con diversità individuali che tengono attiva la ricerca di armonia e l’aspirazione a far convivere le varie modalità di intendere la pratica.
Gli inizi sono stati i tempi di aggregazione naturale, ma anche tempi fondativi, “…in cui si sentiva la responsabilità di nutrire il sangha, di cercare modalità di proporre la pratica, di condurre gli incontri dei gruppi, di condividere gli stessi strumenti.” – come ricorda Gianfranco C. – “I nostri punti forti erano di riuscire a realizzare un fertile coordinamento delle forze e di esprimere grande partecipazione. Io entrai nell’Ordine un po’ scettico, perché non sapevo che contributo avrei potuto dare, ma poi ho lavorato molto nel sangha di Milano e sono rimasto su questa modalità di sostegno al sangha locale. Ha molto significato sostenere un impegno nel tempo e dare continuità al sangha milanese; ad esempio agli incontri mensili di Pian Dei Ciliegi, come Tiep Hien si ha un forte incentivo alla pratica, perché si ha una responsabilità sia verso gli altri che verso se stessi. È come se avessi messo la giacca su qualcosa che già c’era.”
La comunità come famiglia spirituale significa crescere insieme mentre gli altri ci fanno da specchio e ogni ostacolo ci fa crescere. È uno scambio umano e spirituale ed è un campo di pratica concreta degli insegnamenti. Thay ha dato un’immagine: in Oriente, per fare le bacchette con cui si mangia si sfregano insieme i legnetti, per lisciarli: è quello che succede in un Sangha.” – ricorda Diana P., che è stata ordinata nel 2002.
In tutti questi anni, a partire dalla percezione iniziale di alcuni di entrare in un qualcosa di strutturalmente rigido, si è potuta notare una grande evoluzione grazie ad un processo collettivo e anche individuale: “…la crescita spirituale di ognuno diventava visibile e significativa” – considera Miriam P. – “Ricordo un incontro burrascoso nel 2004; all’epoca eravamo bellicosi, con una comunicazione veramente inabile: tutti reagivano, persone che si alzavano e uscivano dall’incontro, tutti i presenti bloccati nel decidere su come fare… eravamo confusi, incapaci di guidare il processo. Faticavamo molto a prendere le decisioni.”
“Poi abbiamo avuto un incontro che è stato un importante momento di svolta e di crescita per la comunità. Insieme, davvero insieme, si sono sciolte le difficoltà e abbiamo imparato a comunicare e ad agire come un organismo, non più come praticanti isolati che avevano le loro personali priorità o ferite non curate. È stato un processo in cui siamo entrati profondamente nella pratica dell’ascolto profondo e della parola amorevole e veritiera; è così aumentata la comprensione reciproca e l’amore” – testimonia Silvia L., anche lei anziana di pratica.
Come spesso ci ricorda Paolo F.: “Il punto forte è che stiamo insieme, è un sangha vero, unito dalla pratica”. E siamo consapevoli e felici che anche per Thay siamo diventati un esempio di armonia, che spesso citava come modello da seguire nei suoi discorsi a Plum Village.
Un altro momento di svolta, che però è stato l’ultimo atto di un processo, si è verificato quando la comunità è stata chiamata da Plum Village a elaborare le proprie modalità di applicazione dello Statuto, scegliendo le modalità di accesso, il percorso di formazione per l’aspirante seguito da uno o più mentori.
Alcuni hanno percepito questo passaggio come una burocratizzazione e un appesantimento rispetto all’aspirazione, altri hanno sentito che questa preparazione a entrare nell’Ordine proteggeva la comunità da entrate destabilizzanti, aumentava la possibilità di conoscere da vicino l’aspirante o la comunità in cui si faceva richiesta di entrare e facilitava lo studio e l’integrazione dei nuovi membri. È stato un processo condiviso e graduale, dove alcuni si sono impegnati a fondo per formulare le prassi, studiando anche le diverse applicazioni dello Statuto in altre Comunità nazionali. Dal momento dell’approvazione collettiva, ogni aspirante a entrare nell’Ordine ne fa richiesta e segue un percorso di formazione di almeno un anno con i propri mentori. Ciò ha aggiunto una possibilità di conoscenza approfondita, di occasioni di incontro e di riflessioni comuni che, invece di omologare tutti verso una unica modalità di pratica, allargano lo spettro delle sensibilità e della creatività, rendendo vitali i preziosi insegnamenti dei nostri maestri.
Come membri dell’Ordine ci sentivamo chiamati a prendere posizione collettiva riguardo a ingiustizie o problematiche sociali e “all’inizio avevamo un po’ tutti la sensazione di non fare abbastanza” – ricordano Miriam P. e Paolo F. – “ci chiedevamo: cosa possiamo fare insieme?” Ci sono stati esempi di iniziative, come quella di Tiziana F. chiamata “Per questa Terra” in cui, a partire dagli insegnamenti contenuti nel libro “L’unico mondo che abbiamo”, chi partecipava all’iniziativa aiutava a distribuire pasti caldi ai senzatetto della stazione Termini a Roma; ancora a Roma l’esperienza di Passi di Pace con meditazioni guidate mensili per la città e a Napoli gli incontri di Educazione alla Pace condotti da Adriana R.
Col passare degli anni e grazie alla maturità di pratica che cresceva in ognuno di noi, è anche cambiato il nostro modo di essere Tiep Hien e il suo stesso significato. “…Ora, l’accento dal fare e organizzare la pratica degli altri si è spostato sull’essere qualcosa che nutre la pratica degli altri” – così lo racconta Elena C., che da molti anni è attiva nel sangha.
Abbiamo iniziato a sentire la necessità di organizzare bene il lavoro della comunità Tiep Hien, come testimonia Stefano C.:“Proprio come un organismo sempre più complesso ha bisogno di organi per funzionare, allo stesso modo, man mano che il numero dei membri della nostra comunità cresceva, è stata evidente la necessità di “organi” che si occupassero dei diversi particolari aspetti della sua vita, evitando così che tutti dovessero occuparsi di tutto. Così abbiamo importato da Plum Village, con l’aiuto essenziale di Helga e Karl, il metodo dei Consigli: un micro-sangha di cui fanno parte un numero di 3-5 membri a cui la comunità affida la realizzazione di iniziative, curando che ogni cosa venga sempre decisa con il metodo del consenso, con l’occhio del sangha”.
Impegno nella Comunità è stato il progetto di costruire un Centro di Pratica in Italia, rispondendo all’invito esplicito di Thay. Chiamato inizialmente Progetto Essere Pace, si è avviato nel 2003, sotto la guida fiduciosa ed esperta degli insegnanti Helga e Karl Riedl. Una decina di membri di varia provenienza, il cosiddetto “Nucleo Esplorativo”, si sono incontrati quasi tutti i mesi per alcuni anni ed hanno dato vita ad un vero e proprio movimento per far crescere l’aspirazione a costruire un centro italiano con una comunità residente, nella tradizione di Plum Village.
Sono stati anni di riflessione collettiva su come volevamo che operasse il centro, chi vi poteva risiedere stabilmente, come sostenere la pratica, chi poteva offrire sostegno economico per acquistare una proprietà, come collaborare alla raccolta fondi e così via. Ma fu chiaro da subito che non solo i membri attivamente più coinvolti, ma tutto l’Ordine italiano avrebbe sostenuto il processo in qualche modo. “Per alcuni di noi è stato importante essere insieme da un progetto di comunità, un grosso impegno che ci ha unito” racconta Paolo F.
Si è costituito un Fondo Fiduciario per la raccolta fondi, si è lungamente cercata una sede adatta, poi acquistata e ristrutturata con i fondi raccolti; si è costituita una Fondazione (composta dai 25 TiepHien più direttamente coinvolti) che possiede e gestisce la proprietà e il Centro; due membri, Nongluck S. e Amedeo P., si sono trasferiti sul posto e per quattro anni hanno seguito le pratiche e i lavori di ristrutturazione, sostenuti dagli altri Fondatori.
Dal 2012 il Centro è una realtà, operante e felice, con una piccola comunità Tiep Hien residente – Letizia D.F., Stefano C., Marco S. – a cui va tutta la nostra gratitudine – e con una più grande comunità allargata che sostiene attivamente l’attività spirituale con modalità e disponibilità diverse per ognuno. “È qualcosa di cui potete essere orgogliosi” – disse Karl R. il giorno dell’inaugurazione – “almeno per oggi”. Sentiamo che il Centro Avalokita , dal nome del Bodhisattva dell’ascolto profondo, è la casa italiana di Thay ed è il cuore dell’ispirazione per la nostra pratica in Italia.
La grande risorsa della comunità Tiep Hien in Italia sono le persone dedicate alla pratica che si aggiungono continuamente: persone giovani o mature, singole o in coppia, non solo di origini italiane (Israele, Bulgaria, Siria, Croazia, Svezia..). Forze nuove ed entusiasmo che portano linfa vitale a una comunità dove la pratica della Scuola di Plum Village è il collante meraviglioso ed è l’ispirazione per ogni scelta di vita. Matteo Z. considera: “La cosa bella è avere voi giovani che ci ispirate, ci ricordate della pratica, di ritornare al corpo e osservare la mente”.
Potremmo interrogarci su che senso abbia oggi un impegno del genere per un laico: “È come un grande amore, un grande bisogno di bellezza, dignità, sacralità, rispetto per la vita. Ti senti parte di una comunità, in contatto con altri che stanno cercando di fare la stessa cosa, sinceramente e coraggiosamente. Non sei solo. Dirò di più: vuoi essere un ponte, un arcobaleno che collega i mondi” risponde con entusiasmo Adriana R., membro anziano della comunità e prima insegnante di Dharma in Italia.
Il futuro è aperto ed è una grande sfida, che si affronta con coraggio, fiducia e con la potenza della “grande foresta”, con grandi occasioni da cogliere per la trasformazione personale e l’impatto positivo sulla società, come condivide Miriam P.: “Ciò che importa è incarnare la pratica nel proprio modo di essere e di prendersi cura della propria mente”.
Buona continuazione all’Ordine dell’Interessere Italiano!