(Anapanasatisutta, MN 118)
Insegnamento fondamentale del Buddha su come coltivare la presenza mentale tramite la consapevolezza del respiro. La 1a sezione dà un vivido quadro della formazione dei monaci nel sangha e dell’uguale valore attribuito alle diverse doti e inclinazioni di ognuno nei tanti aspetti della pratica. I 16 esercizi della 2a sezione non sono da praticare in successione nella stessa sessione di meditazione ma costituiscono un vero e proprio metodo graduale, da seguire in sessioni successive, anche soffermandosi su ognuno per più sessioni se lo si sente necessario. (Una volta ben noti ed esercitati, sono utilissimi anche da adottare singolarmente, per una sessione o più, in base al bisogno del momento). I primi quattro trattano della consapevolezza del respiro e del corpo; i secondi quattro della consapevolezza delle sensazioni; i terzi quattro delle formazioni mentali e della mente; gli ultimi quattro offrono oggetti di concentrazione di grande potere trasformativo come l’impermanenza dei fenomeni, la libertà da brama e attaccamento, la natura di non nascita e non morte dei fenomeni e il lasciar andare. Le sezioni successive approfondiscono la consapevolezza del respiro applicata ad altre essenziali “porte del Dharma”.
“Comprendere l’Anapanasati è stato per me come trovare un immenso tesoro.” (Thay, 22.1.’98)
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I.
Ho udito queste parole del Buddha una volta che dimorava a Sàvatthi, nel Parco Orientale, con molti discepoli conosciuti ed esperti, tra i quali Sariputta, Mahamoggallàna, Mahakàssapa, Mahakacciàyana, Mahakòtthita, Mahakàppina, Mahaciunda, Anuruddha, Révata e Ananda. I monaci anziani della comunità istruivano diligentemente i più inesperti: alcuni istruivano dieci studenti, altri venti o trenta, altri ancora quaranta. Così i monaci che erano nuovi alla pratica pian piano facevano grandi progressi.
Quella notte la luna era piena e si teneva la Cerimonia di Pavarana, che segna la fine del ritiro della stagione delle piogge. Il Signore Buddha, il Risvegliato, sedeva all’aperto e i suoi discepoli erano riuniti intorno a lui. Dopo aver abbracciato con lo sguardo l’assemblea, cominciò a parlare: “Monaci, sono lieto di constatare che la vostra pratica ha dato buoni frutti. So che potete fare progressi anche maggiori: ciò che non avete ancora raggiunto, potrete raggiungerlo; ciò che non avete ancora realizzato, potrete realizzarlo perfettamente. [Per incoraggiare i vostri sforzi] rimarrò qui fino al prossimo giorno di luna piena”. Quando udirono che il Signore Buddha sarebbe rimasto a Sàvatthi per un altro mese, i monaci di tutta la regione cominciarono a mettersi in viaggio per recarsi a studiare da lui. I monaci più anziani continuarono, con zelo sempre maggiore, a insegnare ai monaci nuovi della pratica: chi ne istruiva dieci, chi venti, chi trenta e chi quaranta. Con questo aiuto, i monaci ordinati più di recente furono in grado, a poco a poco, di progredire sempre più nella comprensione.
Arrivato il successivo giorno di luna piena, il Buddha sedette all’aperto, abbracciò con lo sguardo l’assemblea dei monaci e cominciò a parlare:
“Monaci, la nostra comunità è pura e buona. È sostanzialmente esente da chiacchiere inutili e millanterie, perciò merita di ricevere offerte e di essere considerata un campo di meriti. Una comunità come questa è rara; qualsiasi pellegrino la cerchi, per quanto a lungo debba viaggiare, la troverà degna.
Monaci, alcuni di voi hanno già realizzato il frutto della condizione di Arhat, hanno già distrutto ogni radice dell’afflizione, messo da parte ogni fardello e ottenuto la retta comprensione ed emancipazione. Ci sono anche monaci che hanno già trasformato le prime cinque formazioni interne e realizzato il frutto del non ritorno nel ciclo di nascita e morte. [Fra di voi] ci sono coloro che si sono liberati dalle prime tre formazioni interne e hanno realizzato il frutto del ritornare una sola volta: hanno estirpato le radici dell’avidità, dell’odio e dell’ignoranza e dovranno ritornare una sola volta nel ciclo di nascita e morte. Ci sono coloro che si sono liberati dalle tre formazioni interne e hanno raggiunto il frutto dell’entrata nella corrente, dirigendosi con passo sicuro verso il Risveglio. Ci sono coloro che praticano i Quattro Fondamenti della Presenza Mentale. Ci sono coloro che praticano i Quattro Retti Sforzi e quelli che praticano le Quattro Basi del Successo. Ci sono coloro che praticano le Cinque Facoltà, quelli che praticano i Cinque Poteri, quelli che praticano i Sette Fattori di Risveglio e quelli che praticano il Nobile Ottuplice Sentiero. Ci sono coloro che praticano la gentilezza amorevole, coloro che praticano la compassione, coloro che praticano la gioia e coloro che praticano l’equanimità. Ci sono coloro che praticano le Nove Contemplazioni, e coloro che praticano l’Osservazione dell’Impermanenza. Ci sono anche monaci che già praticano la Piena Consapevolezza del Respiro.
II.
Monaci, la piena consapevolezza del respiro, se sviluppata e praticata con continuità, darà frutti e porterà grandi benefici. Condurrà al successo nella pratica dei Quattro Fondamenti della Presenza Mentale. Se il metodo dei Quattro Fondamenti della Presenza Mentale sarà sviluppato e praticato con continuità, condurrà al successo nella pratica dei Sette Fattori di Risveglio. I Sette Fattori di Risveglio, se praticati e sviluppati con continuità, faranno sorgere la comprensione e la liberazione della mente.
Qual è il modo per sviluppare e praticare con continuità il metodo della piena consapevolezza del respiro, così che la pratica dia frutti e offra grandi benefici?
È questo, monaci: il praticante si reca nella foresta o ai piedi di un albero o in un qualsiasi luogo deserto, siede stabilmente nella posizione del loto, mantenendo il busto eretto, e pratica così: ‘Inspirando, so che sto inspirando. Espirando, so che sto espirando.’
- ‘Inspirando un respiro lungo, so che sto inspirando un respiro lungo. Espirando un respiro lungo, so che sto espirando un respiro lungo.’ Così pratica.
- ‘Inspirando un respiro breve, so che sto inspirando un respiro breve. Espirando un respiro breve, so che sto espirando un respiro breve.’ Così pratica.
- ‘Inspirando sono consapevole di tutto il corpo. Espirando sono consapevole di tutto il corpo.’ Così pratica.
- ‘Inspirando calmo l’intero corpo. Espirando calmo l’intero corpo.’ Così pratica.
- ‘Inspirando provo gioia. Espirando provo gioia.’ Così pratica.
- ‘Inspirando mi sento felice. Espirando mi sento felice.’ Così pratica.
- ‘Inspirando sono consapevole delle formazioni mentali. Espirando sono consapevole delle formazioni mentali.’ Così pratica.
- ‘Inspirando calmo le formazioni mentali. Espirando calmo le formazioni mentali.’ Così pratica.
- ‘Inspirando sono consapevole della mente. Espirando sono consapevole della mente.’ Così pratica.
- ‘Inspirando rendo felice la mente. Espirando rendo felice la mente.’ Così pratica.
- ‘Inspirando concentro la mente. Espirando concentro la mente.’ Così pratica.
- ‘Inspirando libero la mente. Espirando libero la mente.’ Così pratica.
- ‘Inspirando contemplo la natura impermanente di tutti i fenomeni. Espirando contemplo la natura impermanente di tutti i fenomeni.‘ Così pratica.
- ‘Inspirando contemplo l’estinzione del desiderio. Espirando contemplo l’estinzione del desiderio.’ Così pratica.
- ‘Inspirando contemplo la natura di non nascita e non morte di tutti i fenomeni. Espirando contemplo la natura di non nascita e non morte di tutti i fenomeni.’ Così pratica.
- ‘Inspirando contemplo il lasciar andare. Espirando contemplo il lasciar andare.’ Così pratica.
La piena consapevolezza del respiro, se sviluppata e praticata con continuità seguendo questi insegnamenti, darà frutti e sarà di grande beneficio.
III.
In che modo si sviluppa e si pratica con continuità la piena consapevolezza del respiro per riuscire nella pratica dei Quattro Fondamenti della Presenza Mentale?
Quando il praticante inspira o espira un respiro lungo o breve, consapevole del respiro o dell’intero corpo, oppure consapevole di calmare e pacificare l’intero corpo, egli dimora in pace nella contemplazione del corpo nel corpo, perseverante, pienamente sveglio, comprendendo chiaramente il suo stato, avendo superato ogni attaccamento e avversione per questa vita. Questi esercizi di respiro in piena consapevolezza appartengono al primo fondamento della presenza mentale, il corpo.
Quando il praticante inspira o espira consapevole della gioia o della felicità, inspira o espira consapevole delle formazioni mentali o per pacificare le formazioni mentali, egli dimora in pace nell’osservazione delle sensazioni nelle sensazioni, perseverante, pienamente sveglio, comprendendo chiaramente il suo stato, avendo superato ogni attaccamento e avversione per questa vita. Questi esercizi di respiro in piena consapevolezza appartengono al secondo fondamento della presenza mentale, le sensazioni.
Quando il praticante inspira o espira consapevole della mente, o per rendere felice la mente, per raccoglierla in concentrazione o liberarla e affrancarla, egli dimora in pace nell’osservazione della mente nella mente, perseverante, pienamente sveglio, comprendendo chiaramente il suo stato, avendo superato ogni attaccamento e avversione per questa vita. Questi esercizi di respiro in piena consapevolezza appartengono al terzo fondamento della presenza mentale, la mente. Senza la piena consapevolezza del respiro non si può sviluppare la stabilità meditativa e la comprensione.
Quando il praticante inspira o espira e contempla l’intrinseca impermanenza di tutti i fenomeni o l’intrinseca scomparsa del desiderio, oppure la natura di non nascita e non morte di tutti i fenomeni e il lasciar andare, egli dimora in pace nell’osservazione degli oggetti mentali negli oggetti mentali, perseverante, pienamente sveglio, comprendendo chiaramente il suo stato, avendo superato ogni attaccamento e avversione per questa vita. Questi esercizi di respiro in piena consapevolezza appartengono al quarto fondamento della presenza mentale, gli oggetti mentali.
La pratica della piena consapevolezza del respiro, se esercitata e sviluppata con continuità, porterà alla perfetta realizzazione dei Quattro Fondamenti della Presenza Mentale.
IV.
Inoltre, se sviluppati e praticati con continuità, i Quattro Fondamenti della Presenza Mentale condurranno a dimorare perfettamente nei Sette Fattori di Risveglio. In che modo?
Quando il praticante sa mantenere, senza distrazioni, la pratica dell’osservare il corpo nel corpo, le sensazioni nelle sensazioni, la mente nella mente, gli oggetti mentali negli oggetti mentali, perseverante, pienamente sveglio, comprendendo chiaramente il suo stato, avendo superato ogni attaccamento e avversione per questa vita, con irremovibile, risoluta e imperturbabile stabilità di meditazione, raggiunge il primo fattore di risveglio, cioè la presenza mentale. Egli lo sviluppa, fino che non raggiunge la perfezione.
Quando il praticante riesce a prendere dimora nella stabilità della meditazione senza lasciarsi distrarre, ed è capace di prendere in esame ogni fenomeno, ogni oggetto mentale che sorge, allora in lui nasce e cresce il secondo fattore di risveglio, l’investigazione dei fenomeni. Egli lo sviluppa, fino che non raggiunge la perfezione.
Quando il praticante riesce a osservare e a esaminare ogni fenomeno, ogni oggetto mentale, a lungo, con costanza, perseveranza e stabilità, senza lasciarsi distrarre, in lui nasce e cresce il terzo fattore di risveglio, l’energia. Egli lo sviluppa, fino che non raggiunge la perfezione.
Quando il praticante arriva a dimorare in modo stabile e imperturbabile nella corrente della pratica, in lui nasce e cresce il quarto fattore di risveglio, la gioia. Egli lo sviluppa, fino che non raggiunge la perfezione.
Quando il praticante sa dimorare senza distrazioni in uno stato di gioia, sente il corpo e la mente leggeri e in pace. A quel punto, in lui nasce e cresce il quinto fattore di risveglio, l’agio. Egli lo sviluppa, fino che non raggiunge la perfezione.
Quando sia il corpo che la mente sono a proprio agio, il praticante può entrare facilmente nella concentrazione. A quel punto in lui nasce e cresce il sesto fattore di risveglio, la concentrazione. Egli lo sviluppa, fino che non raggiunge la perfezione.
Quando il praticante dimora nella concentrazione, in una calma profonda, smette di discriminare e paragonare. A quel punto in lui si libera, nasce e cresce il settimo fattore di risveglio, il lasciar andare. Egli lo sviluppa, fino che non raggiunge la perfezione.
Così, i Quattro Fondamenti della Presenza Mentale, se sviluppati e praticati con continuità, condurranno a dimorare perfettamente nei Sette Fattori di Risveglio.
V.
In che modo i Sette Fattori di Risveglio, se sviluppati e praticati con continuità, condurranno alla realizzazione perfetta della vera comprensione e della completa liberazione?
Se il praticante segue il sentiero dei Sette Fattori di Risveglio, vivendo in serena solitudine, osservando e contemplando l’estinzione del desiderio, sviluppa la capacità di lasciar andare. Questo è l’esito di avere seguito il sentiero dei Sette Fattori di Risveglio e conduce alla realizzazione perfetta della vera comprensione e della completa liberazione”.
VI.
Ciò disse il Signore, il Risvegliato; tutti nell’assemblea provarono gratitudine e gioia per aver udito i suoi insegnamenti.