La voce del Buddha

Thich Nhat Hanh
Plum Village, 20 marzo 2014

(Traduzione italiana parziale, potete trovare a questo link la versione audio completa in Inglese)

Buongiorno, caro sangha; oggi è il 20 marzo 2014 e siamo nella sala di meditazione “Luna piena”, al Monastero della Gentilezza Amorevole (New Hamlet) a Plum Village.
Sappiamo che ogni volta che sentiamo la campana pratichiamo insieme l’ascolto della campana. Prima di invitare la campana a suonare – perché noi non diciamo “battere” o “suonare” la campana ma invitare la campana a suonare – prima di invitare la campana a suonare inspiriamo ed espiriamo in consapevolezza, per calmare il corpo e la mente, perché la qualità del suono dipende moltissimo dalla pace interiore. Dunque il Maestro di campana dovrebbe praticare l’inspirare ed espirare in consapevolezza tre volte prima di invitare la invitare la campana a suonare.
Se vuoi essere un Maestro di campana devi imparare a memoria la strofa [per la campana]. La strofa ha quattro versi: inspiri al 1°, espiri al 2°, poi inspiri al 3° ed espiri al 4°; dopo di che sei sufficientemente calmo e sei qualificato per essere “Maestro di campana”. La strofa dice:

Corpo, parola e mente in perfetta unità
mando il mio cuore con il suono di questa campana.
Che tutti voi che l’udite possiate risvegliarvi dalla dimenticanza
e trascendere la via dell’ansia e del dolore.

Inspirando ed espirando in questo modo, dunque, calmate il corpo e le sensazioni, e il suono della campana ha una qualità migliore. A quel punto fate un mezzo suono ([lo fa]: ecco, questo è un mezzo suono) per avvertire le persone che sta per arrivare un suono vero, intero, fra poco. Il mezzo suono serve per prepararvi a ricevere il suono pieno: qualunque cosa stiate facendo o pensando, vi fermate; smettete di pensare, di parlare, di fare cose, e vi preparate a ricevere il suono pieno. Avete circa 8 secondi per farlo; così dopo il mezzo suono il Maestro di campana vi lascia circa 8  o 10 secondi per prepararvi, perché vi possiate fermare e ricevere il suono pieno della campana.
In un Centro di Pratica come Plum Village consideriamo il suono della campana la voce del Buddha che ci richiama “a casa” a noi stessi. Non è un Buddha seduto fra le nuvole ma è il Buddha che abbiamo nel cuore; ci sta chiamando: “Torna a casa, figlio mio!”. Così il suono della campana è considerato la voce del Buddha, dentro di voi, che vi richiama a casa. Quando sentite il “mezzo suono” sapete che vi dovete fermare, dovete smettere di pensare, parlare e fare per prepararvi a ricevere il suono pieno della campana, la voce del Buddha che vi richiama a casa.
Il Maestro di campana vi lascerà 8 o 10 secondi per inspirare ed espirare in consapevolezza durante quel tempo. Mentre inspirate, concentrando l’attenzione sull’inspirazione, lasciate andare ogni cosa; quando espirate sorridete e lasciate andare ogni cosa, e siete pronti a dare il benvenuto al Buddha, dare il benvenuto alla voce del Buddha.
Così, se sei un Maestro di campana dopo il “mezzo suono” ci lascerai abbastanza tempo perché ci possiamo preparare: un’inspirazione, un’espirazione – forse 8-10 secondi – dopo di che inviterai la campana in un suono pieno. A quel punto tu, Maestro di campana, e tutti noi praticheremo insieme il respirare in profondità tre volte. Inspirando, potete seguire o recitare il 1° verso di una nuova gatha:

Ascolto, ascolto
: questo suono meraviglioso mi riporta alla mia vera casa. (lo ripete).
La mia vera casa è il qui e ora.

Molti di noi hanno cercato di trovare la propria vera casa ma non ci sono riusciti. Ora stiamo dicendo loro che la nostra vera casa è qui e ora, dove la vita è a disposizione con tutte le sue meraviglie. Così torni sempre a casa, con la pratica del respiro consapevole, ascoltando la campana. Dunque ascoltare la campana significa andare a casa: andare a casa al tuo corpo, alle tue sensazioni, alle tue percezioni, alla tua coscienza. Il Buddha ha detto che in te c’è un’isola magnifica, sicura, nella quale puoi prendere rifugio. E ogni volta che senti la campana torni all’isola in te e vi prendi rifugio. Quell’isola è il tuo cuore. In quell’isola puoi trovare te stesso/a, puoi trovare i tuoi antenati – spirituali e di sangue. Trovi qualunque cosa tu voglia trovare: il regno di Dio, la Terra Pura del B., gioia, pace, amore; tutto ciò che cerchi dev’essere rintracciabile nell’isola dentro di te. È questo ciò che il Buddha ha raccomandato prima di morire. Ha detto: “Cari amici, non fate conto su nessuno, non fate conto su nulla, fate conto sull’isola dentro di voi”. Questa è la sua ultima raccomandazione.
Così ogni volta che sentite la campana praticate la consapevolezza del respiro per tornare a casa all’isola in voi e prendervi rifugio. Su quell’isola non rischiamo di annegare nell’oceano delle preoccupazioni e della sofferenza. È molto sicura. In quell’isola isola siamo protetti dai nostri antenati, gli antenati spirituali e di sangue, che sono sempre lì a darci il bentornato a casa; dunque in noi stessi possiamo trovarci in una situazione molto sicura. È questa la pratica di “prendere rifugio”. Prendete rifugio nell’isola in voi stessi. Ricordatevi, questa è l’ultima raccomandazione che ha fatto il Buddha prima di morire.
E poi c’è una pratica chiamata ascolto profondo. Non ascoltate solo con le orecchie e con la mente: dovete ascoltare con tutto il corpo . È possibile invitare tutte le cellule del corpo a unirvi a voi nel godere dell’ascolto della campana. Ci sono miliardi di cellule, nel corpo; ognuna di esse può riconoscere la presenza degli antenati. Tutti i nostri antenati, che siano di sangue o spirituali, sono ancora vivi in ogni cellula del nostro corpo. È possibile entrare in contatto con gli antenati: non sono morti, sono ancora vivi in te, e puoi entrare in contatto con loro in ogni cellula del tuo corpo. Ecco perché quando ascolti la campana inviti tutti i tuoi antenati ad ascoltare la campana insieme a te; inviti tutte le cellule del tuo corpo ad ascoltare insieme a te, e le sincronizzi, in modo che ogni cellula del tuo corpo respiri insieme a te. E quando respiri in questo modo, la pace penetra in ogni tua cellula, e si verifica trasformazione e guarigione. Dai a tutte le cellule del tuo corpo il tempo di unirsi a te nell’ascolto; quando ti senti calmo, leggero, anche tutti gli antenati che hai in te si sentono calmi e leggeri, in quel momento. Allora dire “ascolto, ascolto: questo suono meraviglioso mi riporta alla mia vera casa” non è del tutto corretto; in realtà dobbiamo dire: “ascoltiamo, ascoltiamo”, perché tutti gli antenati ti stanno raggiungendo per ascoltare con te. Ascoltiamo, ascoltiamo: questo suono meraviglioso ci riporta alla nostra vera casa”, all’isola in noi.
E sapete una cosa? Quando tutti respiriamo in questo modo, allo stesso tempo, questo genera una potentissima energia collettiva di consapevolezza e di pace, proprio qui e ora, che penetra nel corpo di ognuno ad aiutare la trasformazione e la guarigione. Avete notato che prima del canto [dei monaci] Thây ha invitato la campana 3 volte: ognuno di noi respirava, e avete sentito l’energia collettiva di pace e consapevolezza, che è molto nutriente. Pratichiamo la meditazione seduta insieme e [a consapevolezza del respiro insieme e insieme generiamo una energia collettiva potentissima che è in grado di guarirci il corpo e la mente. Questo è la cosa migliore che possiate ricevere quando venite in un Centro di Pratica: quella energia collettiva di consapevolezza, pace e compassione generata insieme da tutti i membri del sangha.
Ora ascoltiamo il suono della campana e assaporiamo il piacere di respirare insieme 3 volte: “Ascoltiamo, ascoltiamo, questi suoni meravigliosi ci riportano alla nostra vera casa” – la nostra vera casa è qui.”

[campana]

La volta scorsa abbiamo parlato di una formazione mentale chiamata irrequietezza. Dobbiamo imparare a riconoscere in noi questa energia dell’irrequietezza: non siamo tranquilli, non sappiamo che cosa fare del nostro corpo, delle nostre sensazioni ed emozioni. La pratica del respiro consapevole e della camminata consapevole possono aiutarci a calmare il corpo e le sensazioni.
Nella tradizione cristiana si parla di “dimorare in pace in Dio”. Poiché siamo senza pace, non sappiamo su che cosa fare affidamento; vogliamo qualcosa su cui contare, qualcuno più solido su cui fare affidamento. Ecco perché siamo tutti in cerca di qualcuno o qualcosa in cui trovare rifugio. Dimorare in Dio significa prendere rifugio in Lui. Dimorare in pace, prendere rifugio: termini differenti per un medesimo significato.
Nel Buddismo si parla di prendere rifugio nei Tre Gioielli; nel Cristianesimo si prende rifugio nella Trinità. Ma dimorare in pace, prendere rifugio, è un’arte che dovete imparare. Quando avete imparato come dimorare in pace, come prendere rifugio, raggiungete la pace molto in fretta, in un tempo brevissimo.
Immaginate di essere un’onda, un’onda che si muove sulla superficie dell’oceano. Come onda sapete di essere fragili. Su e giù, su e giù… avete paura. Tutto procede così in fretta: nascita, morte, sofferenza, cambiamento. La vita di un’onda è così breve, come è breve la vita di un essere umano. Così noi vogliamo sostenerci a qualcosa di stabile, trovare qualcuno su cui contare, perché non siamo abbastanza solidi, non siamo abbastanza stabili. Abbiamo bisogno di qualcosa di solido e di stabile in cui prendere rifugio. Siamo convinti che il Buddha, il Dharma e il Sangha sono qualcosa di solido, siamo convinti che Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo siano solidi e dunque prendiamo rifugio in essi. Dunque dimorare in pace in Dio significa prendere rifugio in Dio e nella Trinità, con la stessa intenzione, lo stesso bisogno, la stessa idea.
Dimorare in pace non significa non fare nulla. Potete essere molto attivi anche in uno stato di pace. Siete in pace, ma allo stesso tempo molto attivi nell’aiutare gli altri a soffrire di meno.
Questo è il segreto: prendere rifugio non significa non fare nulla, prendere rifugio significa avere pace, stabilità, solidità, e portare avanti il vostro compito di aiutare gli altri.
Ci sono tra voi genitori single, che allevano da soli il proprio figlio. Se siete una madre con un figlio e volete trovare qualcuno a cui sostenervi. Volete trovare un uomo che diventi vostro marito, che faccia da padre a vostro figlio, perché questa è la tendenza, il bisogno: trovare qualcuno che sia solido a sufficienza, sul quale fare affidamento, per sostenere voi e vostro figlio. Questa è l’accezione di genitore single in Occidente, in Europa e negli Stati Uniti. Se poi siete un uomo, volete trovare una donna stabile, solida, su cui fare conto, in cui trovare rifugio. Anche voi avete quel tipo di bisogno: cercare qualcuno in cui prendere rifugio.
Molti di voi hanno scelto una persona che non è stabile a sufficienza, che non è abbastanza solida. Lui o lei hanno continui alti e bassi… E accanto a loro voi soffrite più di quando siete soli. Vi prego di rifletterci sopra. Non fatevi illusioni! Siate realistici. Questo discorso di Dharma vuole aiutarvi ad avere uno sguardo più profondo sul vostro bisogno di prendere rifugio.
Come disse il Buddha ai suoi discepoli in punto di morte: ” Non fate affidamento su nessuno, fate affidamento sull’isola dentro di voi”. Possiamo trarre un grande profitto da questo insegnamento.
Come genitori single, dovete contare innanzitutto su voi stessi. Dovete sapere come coltivare in voi stessi la stabilità e la solidità. Dovete essere l’isola in cui prendere rifugio, per voi e per vostro figlio. Non cercate fuori di voi, prima cercate dentro di voi. Forse in futuro troverete una persona solida, ma non affidatevi a condizioni esterne: potreste continuare a cercare per tutta la vita senza trovare una persona di questo genere, dunque prima di tutto tornate “a casa” a voi stessi e cercate gli elementi di solidità e stabilità dentro di voi. Sappiamo che una persona che non ha stabilità non è una persona felice. Non potete contare su di una persona che non ha stabilità e solidità, neanche se è una persona di talento e ha molto potere o molto denaro. Non potete contare su lui o in lei, perché questa persona avrà continui alti e bassi, nei quali coinvolgerà anche voi. È la verità. Allora guardate se una persona ha stabilità, solidità, oppure no.
Quando amate qualcuno, se voi non avete stabilità e solidità a sufficienza, farete soffrire l’altra persona, è certo. Perché avrete continui alti e bassi, nei quali coinvolgerete l’altro. Dunque Buddha raccomandava di coltivare prima di tutto una maggior solidità e stabilità in se stessi.
A Plum Village lo facciamo imparando a respirare, camminare, fare ogni cosa in consapevolezza.

C’è una meditazione chiamata “meditazione del sassolino”, che viene insegnata ai bambini allo scopo di coltivare le quattro qualità che ci occorrono per essere una persona felice.
La prima qualità è la freschezza, la bellezza. Bisogna fare qualcosa per preservare la vostra freschezza e la vostra bellezza, perché gli esseri umani sono nati come fiori nel giardino dell’umanità. Se non sappiamo come vivere e come praticare, perderemo la nostra bellezza e la nostra freschezza e non avremo molto da offrire alle persone che amiamo. È per questo che dobbiamo esercitare la pratica di essere fresco come un fiore.

Inspirando, mi vedo come un fiore
Espirando, mi sento fresco

Dunque, la pratica del rilassamento, del respiro consapevole e della camminata consapevole può aiutarvi a ripristinare la freschezza e la bellezza, per voi e per tutti coloro che vi incontrano.
Questo è il primo sassolino, che rappresenta un fiore, la bellezza e la freschezza. Se avete perso la vostra freschezza e bellezza, ritrovatele con la pratica del respiro consapevole, del rilassamento totale, del sorriso, e così via.

Il secondo sassolino rappresenta la stabilità, la solidità. L’immagine è quella di una montagna. “Inspirando, mi vedo come una montagna.” In posizione seduta, vi sentite solidi – senza solidità non potete essere una persona felice. Dovete coltivare la stabilità e la solidità, per voi stessi e per quelli che contano su di voi.

Inspirando, mi vedo come una montagna.
Espirando, mi sento stabile.

Voi coltivate la solidità, la stabilità. Ne traete beneficio voi, ne traggono beneficio i vostri figli, ne trae beneficio il vostro partner. Coltivatela. Non chiedete a qualcun altro di darvela. Questo è il secondo sassolino, che rappresenta una montagna. Siate una montagna. Non lasciatevi trascinare facilmente dalle vostre emozioni, dalle sensazioni, dal passato o dal futuro. Siate solidi.

La terza qualità è la pace, la tranquillità, la calma. L’immagine è quella di uno specchio d’acqua tranquillo. Quando l’acqua è calma riflette fedelmente il cielo, le nuvole e le montagne. Quando la vostra mente è calma, voi vedete le cose così come sono, non alterate niente.
Dunque la calma, la pace è una qualità, una condizione per la felicità. Se l’altra persona non è calma, non è in pace, questa persona soffre; anche a voi tocca soffrire con lei. Se invece siete calmi e in pace, siete felici; l’altra persona può trarre profitto dalla vostra calma e pace. Ecco perché dovremmo imparare a generare pace, calma e tranquillità. Lo facciamo con il respiro consapevole, la camminata consapevole, lo stare seduti in consapevolezza, compiere ogni azione in consapevolezza.
Quando preparate la colazione per la famiglia o pulite il pavimento, consideratelo un tempo utile per coltivare una maggior calma, pace e stabilità. Fatelo in questo modo, e la gioia e la pace saranno possibili. A Plum Village cerchiamo di farlo in questo modo: cerchiamo di preparare la colazione, pulire il pavimento e innaffiare il giardino con calma, pace e tranquillità; non cerchiamo di fare le cose in fretta per finire prima. Lo facciamo in modo che facendolo così coltiviamo la pace, la calma, la tranquillità. La force tranquille. Questo vi aiuta a essere felici. Senza pace e tranquillità non potete essere una persona felice; se avete calma e pace le persone, i vostri figli e il vostro partner possono contare su di voi.

Inspirando, mi vedo come un’acqua tranquilla
Espirando, rifletto la realtà così com’è

Nessuna distorsione [dell’immagine.]

L’ultima qualità è la libertà. Una persona che non è libera non è una persona felice. Qui non si parla di libertà politica ma di libertà dall’avidità, dalla rabbia, dall’odio, dalla disperazione, dall’ambizione. Tutte queste afflizioni rendono non liberi. La felicità di una persona è basata in massima parte sulla sua libertà. Se voi avete così tante ansie e preoccupazioni nel cuore, non siete liberi. Siete pieni di preoccupazioni and ansie, progetti e paure, non potete essere una persona felice. La pratica dunque consiste nel svuotarsi, di sbarazzarsi di questo tipo di afflizioni. Avete bisogno di molto spazio nel vostro cuore.
Immaginate di avere una casa piena di cose: non vi ci potete più muovere. Dunque per muovervi felicemente nella vostra casa dovete eliminare alcune cose. Le cose da eliminare sono i troppi progetti, le troppe ambizioni, le voglie, la rabbia… lasciateli andare. E create in voi un grande spazio. Con questo spazio nel cuore siete una persona felice. Quel che potete offrire questo alla persona che amate è proprio lo spazio: “Tesoro, hai abbastanza spazio nel cuore?” Se non avete spazio nel vostro cuore, non potete offrirlo all’altra persona, perché non siete liberi. Lo spazio è quello che ci rende felici. Guardate la luna piena che naviga in cielo: ha molto spazio intorno, ecco perché è bellissima, la luna piena. Se siamo sovraccarichi di paure, rabbia e preoccupazioni, non siamo liberi. Per essere una persona felice, dobbiamo lasciar andare. Lasciare andare è una pratica magnifica. Ci vuole coraggio, per lasciare andare. Abbiamo molte cose da lasciar andare! Sedetevi e cercate le cose che potete lasciar andare. Più riuscite a lasciate andare, più liberi diventate, più felici diventate. Questo è l’insegnamento del Buddha. Lâcher prise [mollare la presa].

Inspirando, mi vedo come spazio
Espirando, mi sento libero

“Ho tanto spazio nel mio cuore, mi sento così leggero… Tesoro, vorrei offrirti un po’ di questo spazio. Non voglio importi nulla, voglio che tu sia libero. Ti aiuto a rimuovere la rabbia, la paura e la tristezza, perché conosco la gioia di essere libera e voglio che sia libero anche tu.” Così se amate davvero una persona, sapete come offrirle la libertà. È la cosa più bella e preziosa da offrire a qualcuno, la libertà.
Ecco le quattro qualità per la felicità, che dobbiamo coltivare e che possiamo offrire ai nostri figli, al nostro partner, agli amici.
Innanzitutto, la freschezza e la bellezza, rappresentate dal fiore.
Come seconda cosa, la stabilità e la solidità, rappresentate da una montagna.
Come terza, la pace, calma e tranquillità, rappresentate da acqua calma.
Come quarta, la libertà, la liberazione, rappresentata dallo spazio.

[campana]

Quando dite: “prendo rifugio nel Buddha”, avete l’intenzione di prendere rifugio in qualcuno che è compassionevole, saggio. Avete una certa idea del Buddha, ma quello non è il Buddha, è solo un’idea che voi avete del Buddha.
E quando dite: “io dimoro, prendo rifugio in Dio”, forse il Dio di cui state parlando è solo la vostra idea di “Dio”, non Dio. Ma noi vogliamo prendere rifugio in qualcosa di molto reale, molto concreto, non in un’idea. Allora io vi propongo di prendere rifugio nella vostra inspirazione e nella vostra espirazione, che sono cose molto molto concrete, che conoscete bene. E quando inspirate, vi arrendete alla vostra inspirazione, rimanete con la vostra inspirazione, vi identificate in essa. La vostra inspirazione non è un’idea, c’è qualcosa di reale che sta accadendo.
La vostra inspirazione può durare quattro o cinque secondi, ma in quei pochi secondi voi avete un rifugio; la vostra inspirazione é il vostro rifugio. Non dovete temere, però, perché dopo aver inspirato, potete continuare a prendere rifugio, questa volta nella vostra espirazione. Prendete rifugio nella vostra inspirazione e continuate a prendere rifugio nella vostra espirazione, e poi ancora nell’inspirazione e di nuovo nell’espirazione. Durante il tempo in cui respirate in questo modo, voi generate consapevolezza, concentrazione e visione profonda.
Queste non sono parole, questa è vera energia. Perché quando inspirate, se voi focalizzate la vostra mente sulla vostra inspirazione, quella è l’energia della consapevolezza. Se sapete che state inspirando, questo viene chiamato “consapevolezza del respiro”. Così quando inspirate, voi generate l’energia della consapevolezza. E il Buddha è fatto di consapevolezza. Se c’è consapevolezza, voi prendete davvero rifugio in Buddha. Dite di prendere rifugio nella vostra inspirazione, ma in realtà prendete rifugio nel Buddha, perché inspirando voi generate l’energia della consapevolezza. Se siete davvero concentrati e in presenza mentale, vi concentrate solo sulla vostra inspirazione. Quando la consapevolezza e la concentrazione sono potenti, lì c’è la visione profonda.
Inspirando in consapevolezza e in concentrazione, voi riconoscete di avere un corpo, e questa è visione profonda: che siete ancora vivi, e questa è visione profonda, che la vita è così preziosa è visione profonda. Possono arrivare molte altre visioni profonde, con l’inspirazione e l’espirazione. Consapevolezza, concentrazione e visione profonda: di questa energia compone un Buddha, di fatto.
Il Buddha non è fatto di bronzo, di doratura terracotta o di pietra, un vero Buddha è fatto di consapevolezza, concentrazione e visione profonda. E quando voi inspirate in consapevolezza e concentrazione, voi raggiungete la visione profonda e state prendendo davvero rifugio nel Buddha. Qui Buddha non è più un’idea, qui Buddha è la vostra inspirazione, la vostra espirazione e l’energia della consapevolezza, della concentrazione e della visione profonda generata dalla pratica.
Durante il tempo in cui voi inspirate ed espirate siete al sicuro, siete protetti da queste tre energie. Questa è l’isola dentro voi stessi. Non fate affidamento su nulla di astratto, tutto è così concreto: la vostra inspirazione è reale, la vostra espirazione è reale. Stanno accadendo proprio qui ed ora.
L’energia della consapevolezza, concentrazione e visione profonda generata dal respiro sono reali, dunque voi prendete realmente rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha. Se prendete rifugio, se praticate in questo modo, la paura, la rabbia e l’ inquietudine se ne andranno, perché queste tre energie sono con voi, voi siete abitati da queste tre energie, della consapevolezza, concentrazione e visione profonda; il Buddha in quel momento è reale. E quando respirate così è il Buddha che sta respirando, quando state seduti così è il Buddha che siede.

Potete prendere rifugio nei vostri passi. Un vostro passo non è qualcosa di astratto, è una cosa reale. Se voi investite tutto il vostro corpo e la vostra mente nel compiere questo passo, in questo modo generate concentrazione, visione profonda e consapevolezza; dunque prendere rifugio nel vostro passo significa prendere rifugio nel Buddha, perché il Buddha non è altro che consapevolezza, concentrazione e visione profonda.
C’è una definizione semplice del Buddha: il Buddha è la presenza di consapevolezza, concentrazione e visione profonda. E tutte le volte che volete che il Buddha sia lì per voi, il Buddha è li, perché voi sapete come respirare e come camminare, passo dopo passo. Potete anche scriverlo: “Prendo rifugio nella mia inspirazione, prendo rifugio nei miei passi”. È molto concreto, non si tratta più di idee astratte. E l’oggetto del vostro rifugio è proprio qui, dentro di voi, e non dovete cercarlo da qualche altra parte.
Parlavo prima di un’onda che sta cercando rifugio – perché un’onda può sentirsi spaventata, e ciò su cui un’onda può fare affidamento è l’acqua. Quando l’onda è solo un’onda, è soggetta a nascita e morte, essere e non essere, alti e bassi, ma quando riconosce di essere acqua prende rifugio nell’acqua e in quello stesso momento perde tutte le sue paure e le preoccupazioni e gode semplicemente nell’andare su e nell’andare giù. Non ha più paura di essere e non essere, degli alti e bassi.
E l’onda non deve andare in cerca dell’acqua, lo sappiamo; allo stesso modo noi non dobbiamo andare in cerca del Buddha, perché la nostra natura è la natura dell’illuminazione, della consapevolezza, della concentrazione e della visione profonda. Inspirando ed espirando in consapevolezza noi generiamo queste tre energie. E questa è la nostra natura di Buddha.
Dunque sta a noi scegliere se essere solo un’onda o essere nello stesso tempo anche acqua. “Prendere rifugio”, in un contesto buddhista, significa diventare acqua.
Nel Buddhismo si parla di nirvana. Nirvana significa la realtà assoluta, della non nascita e non morte. Non occorre andare a cercare il nirvana da qualche altra parte, nel futuro; perché il nirvana è la vostra vera natura, come l’acqua è la vera natura dell’onda. Come l’onda non deve andare in cerca dell’acqua, noi non dobbiamo andare in cerca del nirvana: noi siamo nirvana nel qui e ora. Non c’è una via per il nirvana, il nirvana è la via. Se sappiamo come respirare, come camminare, come guardare, come ascoltare, il nirvana è presente, proprio nel qui e ora, ossia è la nostra vera natura di non nascita e non morte. E se un’onda può prendere rifugio nell’acqua, noi possiamo prendere rifugio nel nirvana, proprio qui, proprio ora, e perdere così le nostre paure per la nascita e la morte, e per tutto quanto.
Dunque prendere rifugio è una pratica molto profonda, e non solo per i principianti. Quelli fra noi che praticano da trenta o cinquant’anni continuano a praticare il prendere rifugio.
Secondo le mie esperienze, vi invito a non prendere rifugio in niente di astratto. Prendete rifugio in qualcosa di solido e reale, come il vostro respiro, i vostri passi, e subito raggiungete la pace, la gioia, la guarigione di cui avete bisogno.
“Dimorare in Dio” significa entrare in contatto con il nirvana, entrare in contatto con la vostra natura di non nascita e non morte. Se voi considerate Dio come la realtà assoluta, come la vostra vera natura, non ci saranno più discriminazioni e differenze fra le due tradizioni.

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